Angelo Marvulli: “Sento ancora l’euforia del podio”

Angelo Marvulli: “Sento ancora l’euforia del podio”

Angelo Marvulli, primo nel salto in lungo ai campionati italiani allieviIl fresco campione italiano ci racconta le emozioni e le sensazioni di una fantastica vittoria

Anche se l’anno solare non è ancora finito ed è prematura fare bilanci, l’impresa più bella del 2012, per il mondo sportivo italiano, è stata quella di Angelo Marvulli che, lo scorso 29 settembre, sulla pedana dello stadio “Luigi Ridolfi” di Firenze, si è laureato campione italiano di salto in lungo per la categoria allievi.
Il giovane lunghista altamurano, tesserato per l’US Giovani Atleti Bari, si è spinto dove mai nessun altamurano era arrivato, conquistando il titolo nazionale grazie a un balzo di 7,18 mt. E pensare che il diciassettenne atleta altamurano era giunto alla rassegna azzurra senza i favori del pronostico, dopo una tribolata stagione che lo aveva visto, per otto lunghi mesi, alle prese con un fastidioso infortunio alla caviglia. Se poi pensiamo che Marvulli, per i suoi allenamenti, a causa della mancanza, nella nostra città, di strutture adeguate, è costretto, il più delle volte, a sposarsi anche a Taranto, ecco che la sua vittoria assume i connotati dell’impresa che, fortunatamente, non è passata inosservata.<br />Noi di altamurasport.it seguiamo da tempo le sue imprese e, per celebrare questa sua affermazione, abbiamo raccolto una sua intervista.
Prima di tutto ti facciamo i complimenti per la tua fantastica vittoria.
“Grazie”.
Partiamo con la prima domanda. Chi è Angelo Marvulli?
“Sono un semplice ragazzo nato l’8 febbraio del 1995, frequento il quarto anno all’Istituto Tecnico per Geometri. Mi considero una persona estroversa e testarda, ma anche solare e curiosa. Ho diverse passioni, in particolare le moto e la tecnologia. Vivo le mie giornate cercando di cogliere ogni emozione, perché sono dell’idea che se non provi delle emozioni questa vista non può essere chiamata “vita”. Durante la giornata non mi fermo mai, la mattina a scuola e il pomeriggio, dalle tre alle sei, allenamento e, nei giorni in cui mi alleno a Taranto, torno a casa alle otto di sera. Poi si studia un’oretta e infine, forse, si esce; in estata mezza giornata di lavoro nella falegnameria di famiglia. Sintetizzando, mi ritengo un ragazzo molto semplice ma con delle ambizioni e degli obiettivi”.
Com’è nata la passione per l’atletica, e in particolare per il salto il lungo?
“Non so di preciso come sia nata la mia passione per il salto in lungo. Molto probabilmente è nata per gioco, e, infatti, sin dall’età di sette-otto anni ero una scheggia, saltavo ovunque e ciò mi divertiva. Poi col tempo, crescendo, mentre scoprivo il mondo, mi rendevo sempre più di ciò che avrei desiderato fare davvero e, così, a quattordici anni, mi è venuta la fissa per il salto in lungo. Purtroppo, però, non sapevo a chi rivolgermi per iniziare questa passione perché ad Altamura non ci sono molte strutture. Per fortuna, grazie all’aiuto di Michele Manicone, che allena anche Roberto Ninivaggi, sono riuscito ad entrate in questo meraviglioso mondo dell’atletica. Subito dopo, nel mio primo anno da cadetto, senza aver mai fatto un allenamento, ho partecipato alla prima gara, firmando subito la mia prima vittoria con la misura di 5,38 mt.”.
Ti va di raccontarci l’andamento della gara di Firenze e le emozioni che hai provato quanto sei salito sul gradino più alto del podio?
“Che dire! È stata la gara più bella della mia vita, se ci penso mi vengono ancora i brividi! L’ho affrontata con una tanta determinazione e grinta, qualità che mi hanno permesso di essere inarrivabile. Al primo salto avevo bisogno di sentire il pubblico con me, quindi ho chiesto il tempo, poi ho salto e con la misura di 7,18 mt mi sono portato in testa. La gara è continua, il favorito, il cubano Harold Barruecos Millet ha piazzato un salto da 7,14 mt. Poi si arrivati al sesto salto per lui, se avesse superato il mio salto iniziale, avrei avuto solo un’altra possibilità per controbattere, tutto ciò però non successo, Harold è atterrato a 7,05 mt e, così lo speaker mi ha proclama campione italiano. In quel momento mi sono sentito realizzato, perché avevo dato un senso alla mia vita! All’ultimo salto ho stampato la misura di 7,12mt e poi ho iniziato a festeggiare, saltando a destra e a sinistra. Infine, la chiamata al podio. Quelli sono stati i cinque minuti più belli della mia vita, essere il campione di un’intera nazione è un insieme di emozioni indescrivibili! Troppo bello sentire gli applausi e lo speaker che annuncia «e adesso Marvulli Angelo Giuseppe che, con la misura di 7 e 18, conquista il titolo italiano». Sono parole che non dimenticherò mai! Sento tuttora quell’euforia!”
Adesso uno sguardo al futuro. Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
“Quello più vicino è ai Campionati Italiani Indoor, anche se mi interessano ancor di più i campionati europei junior, mia categoria dal prossimo anno, che si svolgeranno a Rieti. È stato fissato un minimo di 7,40 mt, misura che devo fare a tutti o costi perché voglio esserci per poter dire ancora la mia. D’altro canto, comunque, sono consapevole di dover rimaner con i piedi per terra perché, in fondo, ho vinto solo un titolo.”.
Tra i tuoi sogni c’è quello di partecipare alle Olimpiadi?
“Certo che vorrei essere a “Rio 2016”, ma adesso non ci penso, amo essere realista e so che potrei farcela, anche se in quattro anni può succedere di tutto! Io, ovviamente, ci proverò”.
Adesso una curiosità, da profano. Come hai fatto ad emergere in una specialità così tecnica, nonostante ad Altamura non ci siano strutture per allenarsi?
“Sono dell’idea che se ami davvero una cosa, in questo caso l’atletica e il salto in lungo, in particolare, anche se hai solo due allenamenti a disposizione per “imparare a saltare” cerchi di raccogliere ogni singolo consiglio che il tuo allenatore ti da. Ammetto, comunque, che a livello tecnico sono ancora abbastanza in dietro. Molti miei avversari, infatti, sono molto più avanti, ma ciò mi incoraggia ancor di più perché vuol dire che ho ancora molti margini di miglioramento. Certo, se avessimo una pista qui ad Altamura, sarebbe l’ideale, ma, purtroppo, si sa come vanno le cose. Ci vorrebbe un miracolo perché quasi tutti pensano solo al calcio, anche se di categorie inferiori, e noi atleti di livello nazionale non abbiamo nemmeno le strutture per allenarci. Non chiediamo uno stadio enorme, né uno nuovo, ma una semplice pista! Tutto questo è una vergogna e se ne avrò la possibilità lo dirò anche a chi amministra il nostro comune, anche se, poi, le nostre proteste cadranno nel vuoto”.
Ultima domanda. Hai una dedica particolare da fare per questa splendida vittoria?
“Non ho particolari dediche da fare. Voglio condividere la vittoria con tutta la mia famiglia che mi appoggia pienamente in tutto quello che faccio. È anche grazie a loro se oggi sono Campione Italiano! Infine, un ringraziamento particolare a mio padre, Felice, che finanzia ogni mia trasferta a Taranto e che ha la pazienza di attendere fino alla fine di ogni mio allenamento”.
Grazie Angelo e buona fortuna per le tue prossime avventure.
“Grazie per gli auguri e per l’interesse che dimostrate per il nostro “piccolo” mondo”.
Quella di Angelo Marvulli è solo l’ultima delle tante soddisfazioni che l’atletica ha dato alla nostra città negli ultimi anni con la speranza che non sia l’ultima. La nostra speranza è che i “poteri forti” non restino sordi e che possano, finalmente, attivarsi per dotare Altamura di una struttura che permetta ai nostri giovani campioni di allenarsi nelle migliori condizioni possibili. Se così non fosse saremo costretti, nostro malgrado, a vederli partire verso lidi migliori.

Domenico Olivieri

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